lunedì 14 ottobre 2019

AUTISMO: TRA ORIGINE NASCOSTA E COMPORTAMENTO EVIDENTE

UN CASO DA RACCONTARE 

“Silvia, lo sai cosa è successo ieri?” Ed io:” Cosa è successo Paoletta?” Eh, adesso te lo racconto! Ieri papà si è molto arrabbiato e mi ha detto che se non la smetto di farmi del male, di graffiarmi e di mordermi; di fare del male a lui e agli altri, non mi porta più in ufficio da lui perché in ufficio ci sono le persone e non posso fare le fesserie” “Ma, secondo te, papà ha fatto bene a dirti questa cosa?” “Si, un po’ si” “E perché ha fatto bene?” “Perché le fesserie come mordere, sputare, dare i calci, graffiare non si fanno!” “E perché non si fanno?” “Non lo so…”. 
Il caso di Paoletta, questa settimana, ci tocca il cuore e ci riguarda un po’ tutti, chi più … chi meno. Perché Paoletta, a causa della sua forma di Autismo, gioca a fare la bambina e vive in una società sempre più ripiegata su se stessa, per certi versi egoistica ed individualistica; una società anch’essa, a suo modo, “autistica”.

PARLIAMONE 

Vi siete mai chiesti qual è il confine tra la normalità e l’anormalità? E, soprattutto, quale sia la migliore definizione della normalità? E’ davvero molto difficile parlando di esseri umani, o meglio, di persone e spesso il rischio che si corre è dare definizioni da manuale mentre la vita vera è un’altra faccenda! Soprattutto si è soliti mettere in relazione la normalità con la funzionalità e con la qualità degli obiettivi da raggiungere mentre la Natura, come fa con i suoi colori, ci offre un ventaglio di possibilità; una vasta gamma di modi di pensare, agire, funzionare e, perché no, amare. Qui, per amore, non s’intende solo il complesso delle strategie atte al raggiungimento dell’oggetto d’amore, ma s’intende anche la predisposizione innata, o acquisita, a provare il senso dell’Altro; ad immedesimarsi per comprendersi, ad immaginare l’altro oltre i suoi limiti e le sue paure. Difficile? Si, molto; ma, al tempo stesso, possibile e gratificante! Se appare arduo per un normale imparare ad amare nella società delle vite finte in cui viviamo, immaginiamoci però cosa può voler dire per Paoletta imparare ad interagire con qualcuno, cosiddetto normale, che non sa più cosa sia il vero amore perché ha lentamente sostituito la comunicazione affettiva con la comunicazione eterea ed anaffettiva; gli sguardi reali con le fotografie, le parole con il culto dei muscoli e con un cervello asfittico; l’Altro con un altro sé! Ma quale Sé? Forse uno molto simile a quello di Paoletta? La chiusura di Paoletta nel proprio scrigno di incomunicabilità potrebbe essere una reazione protettiva alla sua paura (patologica) di affrontare l’egoismo totale (fisiologico) di una società che, senza rendersene conto, produce soggetti autistici perché è essa stessa autistica ? Al punto che Paoletta mette fuori reazioni aberranti e antisociali, come l’aggressività, senza rendersene conto perché sente di doversi difendere da una società indifferente ed intenzionalmente resistente ? 

Non mancare al prossimo post, quello di lunedì prossimo, in cui troverai consigli utili per imparare a vincere l’Indifferenza… 
Nel frattempo, puoi riflettere commentare e, soprattutto, farmi domande sul Tema trattato in questo post. Ci servirà a costruire una comunicazione molto efficace.
Mentre se volessi parlarne direttamente con me, puoi richiedere una consulenza attraverso uno dei canali a tua disposizione o utilizzando il form della sezione CONTATTI!

Silvia De Luca counselor
tel. 370.3098866
e-mail: silviajoledeluca@gmail.com
https://www.kang.it/coaching/psicologia/silvia-counselor

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